lunedì 11 aprile 2011

ANCORA DI UNA FOTOGRAFIA


 
Esiste una foto che mostra un uomo che si chiama Joel Emmanuel Hagglund , appena dopo che è stato fucilato.
La camicia bianca che lo ha rivestito, gli è stata aperta sul magro torace che appare  come istoriata geometricamente dai fori delle pallottole che l’hanno squarciato. Quattro in tutto , raccolti in appena pochi centimetri quadrati e ben tre di questi hanno spaccato il cuore di quell’uomo  con la pelle diafana che gli tira sugli zigomi.
Tutto intorno  a lui un lenzuolo e dietro un cupo sfondo nero, simile a quello dei drappi del Gesù Morto, lo avvolge in un sudario che ne esalta il pallore. Nell’insieme sembra di essere davanti a un dipinto di Goya.
Tutti  lo conoscevano con il nome di Joe Hill, ed  era stato minatore, spaccalegna e scaricatore, ma soprattutto aveva scritto e cantato ‘Rebel Girl’, ‘Casey Jones’ e tante altre canzoni che erano diventate la colonna sonora delle lotte degli Industrial Workers World.
Il sindacato rivoluzionario che aveva organizzato i grandi scioperi di Patterson , dei minatori delle Montagne Rocciose, come di Lawrence  e che aveva disvelato quanto il mito dell’ ‘american wy life’ fosse soltanto una comoda invenzione dei grandi ‘trust’ dell’industria americana dell’acciaio e del carbone.
Joe Hill era stato fucilato il 14 dicembre dell’anno 1915 nella Sugar House di Salt Lake City e probabilmente il boia che aveva chiamato con questo nome la prigione dove venivano ammazzati i condannati a morte, era convinto di essere dotato di un fine senso dell’umorismo.
L’accusa che aveva portato alla morte quello svedese alto e biondo , tutto ossa,tendini e muscoli, era stata quella di avere ucciso, durante una rapina in una macelleria padre e figlio.
Lui dichiarò sempre che con quella rapina non aveva mai avuto niente a che fare, anche se si rifiutò di dare la benché minima spiegazione su come si fosse procurato una ferita d’arma da fuoco al braccio destro.
Prove vere e proprie contro di lui non ne esistevano ma i boss del rame dello Utha gliela avevano giurata e tanto poteva bastare.
Non servì a salvarlo, nemmeno l’interevento personale del presidente degli Stati Uniti Woodrom Wilson,  che è tutto dire, per ben due volte chiese la sua scarcerazione.
Ma invano. Del resto i mormoni non potevano non desiderare la sua morte. Egli rappresentava infatti la perfetta incarnazione di tutto quello che la religione dei mormoni considera essere il diavolo.
Era ateo, senza fissa dimora, né famiglia, irriducibilmente nemico del capitalismo.
Tutti lo conoscono come il cantore degli ‘hobos’ e assieme a Woody Guthrie era stato il menestrello dell’epica proletaria che gli IWW avevano incarnato.
Gli ‘wooblies’ furono i primi che capirono quanto importante potesse essere la musica quando essa diventa strumento di comunicazione e  di tramandazione della memoria.
Infatti,quando Pete Seeger, assieme ad Arlo , che di Woodry fu il figlio, canta in un teatro la più bella versione di ‘Guantanameira’che mai sia stata intonata, essi simboleggiano quella America che tutti noi amiamo.
Le canzoni di Joe Hill furono raccolte dai suoi compagni nel ‘Little Red Songbook’e con quel semplice gesto lo consegnarono all’immortalità.
Il suo testamento finale fu messo in musica da Ethel Raim, il verso più bello è quando dice che : ‘il muschio non attecchisce alla pietra rotolante’. Prima di venire fucilato pronunciò la frase:
‘Non perdete tempo a piangermi. Organizzatevi ’. Le sue ceneri vennero spedite a tutte le sezioni del mondo degli IWW.

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