lunedì 2 maggio 2011

A BARCELLONETE. BARRICATE MOBILI CONTRO L’ARTIGLIERIA’.


Il reggimento di artiglieria da montagna della caserma dei Docks e di quella della Avenida Icaria, doveva essere la punta di lancia della sollevazione militare. Dalla caserma, assieme ai soldati,  erano uscite due camionette che tiravano i relativi pezzi d’artiglieria e che riuscirono ad arrivare  in plaza de Espana.
Un pezzo collocato al centro del cortile, annunciò con il suo ruggito che l’artiglieria era uscita per strada. Alle sei si organizzò una colonna al comando di Fernandez Unzué che aveva per obiettivo quello di prendere prima il palazzo della Gobernacion e subito dopo quello della Generalitat e spezzare così quello che per i militari sollevati era il cervello della difesa ella città .
Nell’ottobre del 1934 allo stesso comandante , al comando di una sola batteria, era bastato sparare qualche colpo di cannone contro il palazzo della Generalitat per vedere immediatamente sventolare la bandiera bianca che poneva fine alla rivolta catalanista di Companys.
Un aereo aveva già bombardato la caserma prima dell’uscita causando alcune perdite e una certa demoralizzazione tra i soldati e rallentato l’uscita dalla caserma da parte dei soldati. Le tre batterie uscite per strada , non riuscirono a mettersi in contatto con le due compagnie del vicino reggimento di fanteria Alcantara che le dovevano ‘coprire’.
Che le batterie venissero coperte dalla fanteria era scritto in tutti i manuali di tattica militare , visto che i pezzi di artiglieri erano costretti ad avanzare lentamente al centro della strada, tirati dagli animali. Però gli ufficiali non presero nemmeno questa elementare precauzione perché erano fermamente convinti che , al primo colpo di cannone, gli operai si sarebbero dati alla fuga.
A Barceloneta gli abitanti del quartiere, in maggioranza  portuali , si rovesciarono alla caserma degli ‘asaltos’. Volevano armi per attaccare l’esercito.  Il comandante Enriques Gomez Garcia davanti all’imminenza dello scontro, decise di dividere le armi con chi le reclamava Unica garanzia, la tessera di iscrizione al sindacato. La prima batteria diretta dal capitano Lopez Varela cominciò ad avanzare senza difficoltà fino a sorpassare il ponte di san Carlos che tagliava l’avenida Icaria e le vie ferroviarie.
Quando inaspettatamente  un gruppo di ‘Asaltos’ e di operai armati appostati nelle immediate vicinanze della plaza de Toros di Barcellonete , sul ponte, dai finestrini e dai tetti dei vagoni, dai balconi e dalle soffitte più vicine , li prese in un’imboscata, con un tiro incrociato che causò subito numerose perdite.
 Rapidamente si unirono alla lotta i militanti operai del Pueblo Nuevo, di Barcellonete e dei sindacati dei Trasporti e del Metallurgico delle Ramblas.
Le tre batterie si trovarono prese sotto un intenso fuoco incrociato , ostacolandosi l’una con l’altra nell’avanzata.
Lopez Varela cercò di piazzare le mitragliatrici e i quattro cannoni della sua batteria  e cominciò a sparare senza smettere di avanzare verso Barceloneta. Dopo due ore di combattimento , le due batterie che formavano la retroguardia , furono costrette sulla difensiva. Immobilizzati e bersagliati da attaccanti ben posizionati , i soldati dovettero ripiegare sulla caserma, con perdite numerose, in una ritirata caotica segnata del terrore e dallo sbandamento generale.
 I muli carichi di equipaggiamenti , crollarono sotto il fuoco degli operai, soldati feriti vennero abbandonati sul selciato della strada. Addirittura fu lasciato nelle mani degli operai, il carro che trasportava le munizioni.
La batteria di Lopez Varela che già non poteva retrocedere non poté superare la confluenza della Avenida Icaria con il Paseo Nacional chiusa com’era , questa, da un’enorme barricata alta due metri che gli operai portuali avevano levato con gli abituali adokines e sacchetti pieni di terra e anche con legname e soprattutto usando  cinquecento tonnellate di gigantesche bobine di carta scaricata in mezz’ora con i carrelli elettrici dalla nave ‘Ciudad di Barcelona’ attraccato al vicino molo. Punto abituale quello per lo stivaggio dei velieri che trasportavano merci per le popolazioni costiere di Castellon e di Tarragona.
La batteria era fatta segno agli spari di un mortaio e alle raffiche nutrite di fucileria e di mitragliatrice che arrivavano dalla Escuela Nautica e dal Deposito Franco. I militari cannoneggiavano le barricate producendo terribili brecce, però le barricate si riformavano e la moltitudine organizzata e diretta dal ‘Comitato di Difesa’ cominciò a intensificare il suo attacco. La posizione dei soldati si fece insostenibile.
Alle dieci i militari ricevettero l’ordine della ritirata che si trasformò subito in un martirio. Perché mano  a mano che i soldati si ritiravano, le bobine di carta convertite in barricate mobili avanzavano spinte in avanti da operai disarmati , mentre altri ben protetti lanciavano bombe a mano e sparavano senza tregua.
Alla fine , si arrivò all’assalto finale, contro una trentina di soldati, rimasti ancora incolumi. Gli operai saltarono al di là dei pezzi d’artiglieria , agli animali morti , arrivando così al combattimento corpo a corpo. Loper Varela ferito, fu trasportato alla Gobernacion con il resto degli ufficiali fatti prigionieri , mentre i soldati rimasti fraternizzavano con gli insorti. Gli operai si erano impadroniti di numerosi fucili e soprattutto di alcuni cannoni. Non erano ancora le dieci e mezzo del mattino.
La caserma dei Docks era assediata dagli operai che avevano costruito  una barricata collocata a cento metri dalla porta principale. Verso le otto di sera , demoralizzati, sotto il continuo fuoco degli operai , i soldati si arresero a alcuni officiali della Guardia de Asaltos, che  presero in carico i prigionieri. Quella notte stessa , la caserma fu occupata dal comitato di difesa di Barcellonete e del Pueblo Nuevo. Un altro ridotto dell’ esercito che cadeva nelle mani degli operai.


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