lunedì 2 maggio 2011

‘GIORNO 20. ASSALTO FINALE ALLA CASERMA DELLE CARMELITANE E ALLA CASERMA DELLE ATARAZANAS’.


Il giorno venti rimanevano in mano ai soldati soltanto il convento delle carmelitane e il nucleo delle Atarazanas e della Dependencia militari.
Un’enorme moltitudine assediava il convento delle Carmelitane. L’attiva complicità dei frati con i sollevati a cui avevano dato rifugio si era convertita nella certezza nelle masse che circondavano il convento nella certezza che anche i religiosi avevano sparato con le mitragliatrici che tante perdite avevano causato. Verso mezzogiorno arrivò il colonnello Escobar al comando di una compagnia della guardia civil parlamentò con i fascisti la loro resa immediata. Si aprirono le porte e all’interno si poterono vedere gli ufficiali mescolati fraternamente con gli odiati frati. Una massa furiosa  spezzò il cordone delle guardie de asaltos e delle guardie  civil , invase il convento uccidendo  a coltellate o con spari a bruciapelo i religiosi e i militari, per poi portare via alcuni cadaveri. Il corpo del colonnello Lacasa fu decapitato quello del capitano Domingo decapitato , mutilato e fatto a pezzi con una sega e quello del comandante Rebolledo scalpato . Anonimi miliziani sfilarono per festeggiare la vittoria con la testa impalata del colonnello. Un taxi trasportò allo zoo i pezzi del corpo del capitano Domingo per poi gettarlo in pasto alle fiere.
Alla fine delle Ramblas, a sinistra del monumento a Colombo si trova l’edificio delle Dependancias Militares e alla destra proprio di fronte, la caserma delle Atarazanes, divisa in due zone separate da immensi patio. Il palazzo delle Dependencias attuale Governo Militar dove nel 1973 fu giudicato Puig Antich, ospitava tutti i servizi della divisione. Il fuoco incrociato fra gli edifici delle Dependancias, il monumento a Colon e le Atarzanes rendeva tutta quanta la zona un ridotto inespugnabile. Dal balcone delle Atarazanes che dava sulle Ramblas si batteva un ampio spazio che causava una grande mortalità fra gli assaltatori. L’assedio era cominciato il giorno 19. All’inizio del 20, dominata la sollevazione in tutta la città tutte le forze disponibili si stavano preparando nella rambla di Santa Monica in attesa dell’assalto finale. Un pezzo da 7,5 comandato dal sergente Gordo, non cessava di sparare sulle Atarazanes, nello stesso tempo il camion che era uscito dal Pueblo Nuevo con la mitragliatrice installata sulla parte posteriore della piattaforma,  protetto da materasse si avvicinava alla caserma, senza cessare di sparare le sue raffiche di mitragliatrice. Per gli assediati la situazione si fece insostenibile . Circa centocinquanta uomini, centodieci nelle Deendencias e una quarantina nelle Atarazanes. All’assedio si sommavano due cannoni e due mortai. L’aviazione bombardava e mitragliavano di continuo. Dalle terrazze più vicine si lanciavano bombe a mano. L’assottigliarsi delle munizioni in dotazione decise la resa degli assediati delle Dependancias , che dopo avere negoziato la resa con la garanzia della vita per i familiari degli ufficiali che vivevano nella caserma, alzarono la bandiera bianca poco dopo mezzogiorno , permettendo l’entrata delle guardie de asaltos.
Gli anarchici che assediavano l’ultimo ridotto dei ribelli tiravano il fiato per quello che tutti sapevano essere l’assalto finale. Gli uomini dietro alle barricate hanno la barba lunga, il bianco degli occhi picchiettato di sangue, di chi è prossimo al collasso per stanchezza. In tanti bevono acqua o fumano una sigaretta. Nelle foto , molti tra di loro sembra portino il vestito buono. Quello della domenica , quello delle grandi occasioni, quello che si indossa ogni primo maggio, quando si occupa , sia pure soltanto per poche ore , il centro della città. In tanti hanno le tasche delle giacche di colore scuro, ormai irrimediabilmente sfondate dal peso dei caricatori. Quasi tutti portano i sandali di sparto.
Il gruppo Nosotros( Il COMITATO DI DIFESA DELLA CNT)  stava al completo davanti alle Atrazanes deciso a occuparle. Hanno rifiutato l’aiuto di una colonna di Guardie Civil che voleva aiutarli a a ‘prendere’ la caserma.  Assieme a loro :Correa degli edili, Yoldi e Baron dei metallurgici, Garcia Ruiz dei tranvieri, Domingo e Joaquin Ascaso. Il camion con la mitragliatrice sulla cabina di guida maneggiata da Sanz a cui Aurelio Fernandez e Doloso appoggerà l’assalto. Gli assaltatori anarchici si avvicinavano alla caserma, alcuni si coprivano scivolando da un albero all’altro.  Altri riparandosi dietro le gigantesche bobine di carta della tipografia di ‘Solidaridad Obrera’ , o dietro barricate improvvisate con mobili, specchiere e materassi sparavano ormai senza fare economia di munizioni. Francisco Ascaso che con il suo ‘Astra’ da 9 mm, cercava di eliminare un nido di mitragliatrici, fu ucciso da un colpo nella testa. Tutti hanno visto Paco cadere e poi rimanere immobile dietro la carcassa di un camion. Durruti corre verso la caserma senza voltarsi indietro. Dietro a lui corrono in centinaia.Poco dopo si arresero i combattenti delle Atarazanes. Che alzarono bandiera bianca. Allora i libertari  entrarono in tromba sparando a bruciapelo agli ufficiali e fraternizzando coi soldati. Mancava poco all’una di notte. In appena trentadue ore di battaglia  strada per strada, il proletariato di Barcellona aveva sconfitto l’esercito.
La ‘Fiesta’ poteva cominciare.


Liberamente tradotto e ridotto da:
“Barricadas en  Barcelona” di Agustin Guillamon

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