lunedì 2 maggio 2011

‘LE SIRENE DELLE FABBRICHE  CHIAMANO ALLA LOTTA’.


Alle quattro e un quarto del mattino del 19 luglio del 1936 le truppe della caserma del ‘Bruc’ e di ‘Pedralbes’ erano usciti nelle strade dirigendosi per l’ ‘Avenida Quattordici  Aprile’ . Erano diretti verso  il centro della città. Gli operai appostati nelle immediate vicinanze della caserma avevano l’ordine di avvertire gli uomini dei ‘Comitati’ ma di non ostacolare i soldati fino a che questi non fossero stati lontani dalle caserme.
E’ da più di un anno infatti che una decina di uomini che fanno parte di gruppi anarchici che si chiamano ‘Indomables’, ‘Nervio’, ‘Nosotros’, ‘Tierra Libre’ e ‘Germen’, hanno elaborato un accurato piano di difesa della città.
Gli anarchici di Barcellona sono rimasti infatti impressionati dai massacri che hanno subito gli operai di Vienna nel 1934 così  come i minatori delle Asturie. Questi, sia pure ben armati e organizzati nel ‘Fronte Rosso’,  si sono barricati nell’immensa periferia operaia della capitale dell’Austria  o  hanno aspettato i soldati, trincerati nei distretti minerari. Che li hanno fatti a pezzi, contando sulla loro superiorità in armamenti e disciplina.
Il ‘Comité de Defensa Confederal’ aveva stabilito allora che bisognava tirare i soldati nella battaglia di strada, in cui gli uomini della CNT e della FAI sono maestri da sempre. Là dove il fronte è dappertutto e da nessuna parte, e ogni finestra, ogni tetto possono celare un’insidia mortale. Dove la superiorità in armamenti serve a poco. Su un terreno che gli uomini dei ‘Comitati’ che non a caso sono organizzati quartiere per quartiere, conoscono alla perfezione. Gli uomini e le donne dei comitati appartengono quasi tutti alla CNT, alla FAI, alla JJ.LL e alle Mujeres Libres . E quasi sempre sono legati tra di loro da vincoli di amicizia e di familiarità.
Arrivano quasi tutti da quei quartieri su cui non batte mai il sole, dove un proletariato industriale, costretto per decenni a un salario di pura sussistenza, è stato enormemente concentrato per fornire braccia allo sviluppo della città. Dove le ‘pistole’ di Koenig e i poliziotti di Martinez Anido hanno fatto strage. Non c’è infatti un singolo gruppo di case che non abbia la sua croce. In quei quartieri dove tutti si conoscono , dove addirittura vanno a vivere praticamente tutte le famiglie che arrivano in città da una singola provincia. Come hanno fatto gli uomini e alle donne che sono arrivati a Barcellona provenienti da Castellon o da Teruel, che si sono stabiliti in massa al ‘Pueblo Nuevo’ o i ‘murciani’ che si sono accalcati alla Torrassa.
In quei quartieri dove manca tutto e i bambini muoiono ancora di enterocoliti o di rachitismo . A Sants come al Pueblo Seco, al Clot come a San Andrés, a Hospitalet come a Badalona ,  gli anarchici hanno le loro roccaforti.  In quei quartieri dove la CNT ha sviluppato in anni e anni di paziente lavoro, una vera e propria organizzazione molecolare  fatta di ‘Ateneos’ , associazioni , sedi sindacali e gruppi giovanili. Dove il ricordo di Salvador Seguy , di Anselmo Lorenzo e di Francisco Ferrer è custodito con amore nella memoria collettiva degli abitanti. E’ in questi quartieri che la CNT e la FAI , hanno costituito fin dal 1931 dei ‘Comitati di Difesa’,  gli eredi dei ‘gruppi d’azione’ che sono riuscito per cinque anni, dal 1918 al 1923 a reggere i colpi più duri di uno scontro sociale che non ha avuto eguali nel resto del mondo. Ogni singolo uomo dei ‘Comitati’, sa dove c’è un capannone industriale, dove la casa di un compagno in cui trovare sicuro rifugio, dove i vicoli che mettono in comunicazione tra di loro le strade principali .
Ed è su questo terreno che vanno attirati i soldati. Le truppe vanno attaccate di continuo in quei ‘canyon’ urbani rappresentati dalle strade del ‘Barrio Chino’, attardati da barricate mentre procederanno praticamente a tentoni verso i loro obiettivi.
E’ per tutti questi motivi che nessuno deve ostacolare l’uscita della truppe dalle caserme. Presumibilmente ogni soldato avrà con sé non più di cinquanta proiettili. Munizioni che finiranno presto. Allora i soldati saranno incitati a rivoltarsi contro gli ufficiali o comunque a disertare. Il punto è proprio questo. Se i soldati demoralizzati , e scoraggiati cominceranno a disertare, il più sarà fatto.
Il piano dell’insurrezione operaia è stato studiato nei minimi particolari.  Addirittura sono stati costituiti dei nuclei che avranno il compito di tagliare le comunicazioni telefoniche e quelle telegrafiche.  Altri uomini si devono occupare di requisire camion e automobili. La mobilità è infatti fondamentale nei combattimenti di strada.
Il Campo di Calcio dello ‘Jupiter’ in calle ‘Lope de Vega’ al ‘Pueblo Nuevo’ , quello che è il quartiere con la più ramificata organizzazione sindacale di tutta Barcellona, è utilizzato come il punto di incontro da cui sarebbe iniziata l’insurrezione operaia contro il golpe.
Il ‘Comité de Defensa’ del Pueblo Nuevo ha già requisito due camion di una vicina fabbrica tessile che ora sono parcheggiati vicino al campo da calcio dello Jupiter che gli anarchici per anni hanno utilizzato come  arsenale clandestino per i gruppi d’azione impegnati nelle battaglie sanguinose contro i ‘pistoleros’ la polizia di Arleguì. Tra quelli che aspettano nelle vie circostanti, alcuni dei giocatori di quella strana squadra di calcio dai colori sociali bianchi e verdi che, il sabato precedente , ha vinto un’importante partita in trasferta contro l’ ‘Higuera la Real’.
Il ‘Comitato di Difesa’ della Confederazione è riunito ormai da giorni nell’appartamento di Gregorio Jover al 276 di calle Pujades al ‘Poble Nou’. L’abitazione di Jover è stata scelta perché praticamente tutti i membri del ‘Nosotros’ vivono nelle immediate vicinanze. Con il ‘vecchio’ o il ‘cinese’ come tutti chiamano affettuosamente Jover , in quell’appartamento dove una pendola ticchetta con tormentosa lentezza, ci sono Garcia Oliver che vive lì vicino, in calle ‘Espronceda’ al numero 72 , Durruti  che abita a meno di un chilometro al ‘Clot’ , Ortiz che al Pueblo Nuevo, addirittura c’è nato e che ora abita nella strada ‘Independencia- Wad Ras’, Francisco Ascaso che vive con la sua compagna in calle ‘San Juan de Malta’, Ricardo Sanz che ha con sé un mitra cecoslovacco che è riuscito a nascondere alle innumerevoli perquisizioni a cui è stato sottoposto, Aurelio Fernandez e José Pérez Ibanez ‘El Valencia’. Dalle finestre dell’ appartamento si vede il terreno da gioco dello ‘Jupiter’ dove sono  parcheggiati i due camion. Nell’appartamento , una mitragliatrice Hotchkiss, due fucili mitragliatori e numerosi Winchester .Gli uomini sono disfatti dalla tensione . Vegliano infatti , armi alla mano ormai da quattro giorni. Stanno in piedi praticamente a caffè e sigarette. La stessa cosa, in tutta la città, stanno facendo migliaia di uomini che vivono praticamente da giorni nelle stanzette dei sindacati, quei piccoli locali che sanno sempre di rinchiuso e dell’odore del fumo stantio delle sigarette . Sono le cinque del mattino.
‘ Compagni, il comitato di quartiere del rione Sans ha appena telefonato. Le truppe abbandonano le caserme’. La staffetta  è quasi senza fiato.
Le strade Lope de Vega , Espronceda, Llull e Pujades che delimitano il campo dello Jupiter sono  piene di militanti della CNT armati. Una ventina di uomini scelti che accompagneranno gli uomini del ‘Comitato’ nei combattimenti di strada, si precipita ai camion . Ortiz e Sanz montano una mitragliatrice sul tetto della cabina del camion che apre la marcia .
‘ Che facciamo? Aspettiamo le sirene?’ domanda Durruti. All’ improvviso parte, inaspettato, lugubre  e lamentoso, l’ululato delle  sirene delle fabbriche tessili del ‘Pueblo Nuevo’ che chiamano  alla insurrezione. Il segnale si estende agli altri quartieri e alle navi ormeggiate nel porto. Gli uomini del comitato si sono raccomandati in decine di riunioni. Non bisogna per nessun motivo barricarsi nell’illusoria sicurezza dei quartieri operai. Bisogna puntare verso il centro, là dove si svolgerà la battaglia decisiva.
 I due camion bandiere rosso e nere spiegate , seguiti da un corteo di uomini armati che cantano ‘Hijo del Pueblo’ incitati dai vicini accalcati sui balconi, infilano calle ‘Pujades’ verso la ‘Rambla’ del ‘Pueblo Nuevo’, per poi continuare verso ‘Pedro IV’ da lì alla sede delle ‘Costruzioni’ in calle ‘Mercaderes’ e poi al ‘Metallurgico’ e infine ai ‘Trasporti’ sulle ‘Ramblas’.
‘ Gli attivisti anarchici hanno passato la notte nei locali del sindacato, nei comitati, nelle stanze sul retro. Ora affluiscono sul centro cittadino. I gruppi di Sans, Hostafrancs e Collblac. I ‘murciani’ della Torrassa, i membri della CNT della casa Antunez si muovono verso Plaza de Espana e il Paralelo ; loro meta è la caserma dei Pionieri di Lepanto. I lavoratori tessili della ditta la Espana Industrial, i metallurgici della Escorsa e della Siemens, delle lampade a Incandescenza Z che appunto sono in sciopero, muratori e conciatori, lavoratori del mattatoio e spazzini, braccianti e, in mezzo a loro, alcuni cantanti del coro Clavé, sottoproletari delle baracche del Montjuich ed anche qualche pistolero di Pueblo Seco: vengono tutti. Ci sono anche ortolani di Gracia, da sempre rivoluzionari ed anarchici, lavoratori delle filande e dei depositi tranviari ed anche commessi di negozio. E tutti avanzano verso il Cinco de Oros, sulla Diagonale, verso i confini dei loro quartieri., innalzano barricate, sorvegliano le vie di comunicazioni e gli incroci. I sottoproletari del monte Carmelo scendono nella città e si uniscono agli abitanti delle strade ancora in costruzione che si perdono in aperta campagna, e con gli antichi compagni di Poblet e Guinardò , che hanno ascoltato il grande maestro degli anarchici, Federico Urales e conoscono sua figlia Federica Montseny, da quando era bambina. Gli operai della Fabra y Coats y Rottier, i meccanici delle officine della Hispano-Suiza, gli specializzati dello stabilimento meccanico El Maquinista si uniscono ai manovali e ai disoccupati e convergono verso la caserma e l’arsenale di San Andrés, dove sono conservate armi a sufficienza da assicurare loro il dominio dell’intera città. E non dimentichiamo quelli delle fonderie Girona, quelli delle officine elettriche e delle fabbriche di carta , i lavoratori del gas e i chimici di Clot, Provensals, Lacuna e Pueblo Nuevo, che si ricongiungono con la gente di Barcellona, con i pescatori, i portuali, i metallurgici delle officine Vulkan, i ferrovieri della linea del Nord e i gitani di Somorrorstro. Tutti hanno udito le sirene….’( Luis Romero) pag 116 Hans Magnus Enzensberger ‘La breve estate dell’anarchia’.
Anche il più ilota tra tutti gli uomini e le donne di Barcellona sa quanto il dominio delle Ramblas  sia fondamentale. Perché chi tiene questa arteria, impedisce l’incontro dei sollevati fra ‘Plaza de Catalunya’ e le ‘Atarazanas- Capitania’ e allo stesso tempo permette rapidamente attraverso le strade secondarie e strette del ‘Barrio Chino’ e della ‘Ribera’ di andare in soccorso dei combattenti operai della ‘Brecha di San Pablo’ e dell’ ‘Avenida Icaria’.
E’ indispensabile impedire che le truppe uscite dalle caserme possano arrivare al centro della città e si uniscano a quelle sortite dalla Capitania- Atarazanas o prendano il centro nevralgico dei telefoni, del telegrafo, delle poste o della radio.
Un aiuto insperato gli uomini dei gruppi d’azione, lo trovano nei sergenti di artiglieria Valeriano Gordo e Martin Terrer delle Atarazanas che aprirono il portone che dava sulla calle Santa Madrona . I gruppi armati riescono a entrare e a prendere prigionieri quasi tutti gli ufficiali . Però le raffiche di mitragliatrice sparate dal vicino edificio de ‘Las Dependancias Militares’ permettono che il tenente Colubì potesse scappare e prendesse così il comando della resistenza. Le porte degli ampi cortili interni che mettevano in comunicazione le antiche Atarazanas medioevali con l’edificio della Maestranza che dava direttamente sulle Ramblas dove erano situati gli acquartieramenti della Brigata di Artiglieria e  gli appartamenti degli ufficiali , resero possibile che i soldati lì fortificati potessero resistere all’attacco. I fascisti recuperarono il controllo della caserma però gli anarchici nella ritirata , portano via con sé quattro mitragliatrici ,  duecento fucili e varie casse di munizioni. Il fuoco incrociato fra l’edificio delle Dependencias e la parte della caserma delle Atarazanas che dava sulla ‘Rambla di Santa Monica’ , a cui si aggiungevano le mitragliatrici installate alla base del monumento a Colòn le rese inespugnabili. Dato che i militanti dei sindacato della ‘Metallurgia’  e dei ‘Trasporti’ erano andati verso Barceloneta, le forze anarcosindacaliste  che controllavano ‘Plaza del Teatro’ decisero immediatamente l’assalto per portarsi alla ‘Brecha de San Pablo’ con l’armamento preso alle Atarazanas lasciando  il settore delle Ramblas con gli edifici della ‘Dependencia’ e la ‘Maestranza’ delle ‘Atarazanas’ assediati da un gruppo sotto il comando di Durruti con un pezzo di artiglieria maneggiato dal sergente Gordo.









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